Tambre


Alcuni brani tratti dal libro.
 
LA SPECIFICITÁ DI TAMBRE

Tambre è un paese speciale per tanti motivi.
Ha un’altitudine che non raggiunge i mille metri ed è adatto a qualsiasi età.
D’estate fa fresco e si dorme con la coperta anche nel periodo più caldo.
L’aria ossigenata fornita dalla foresta del Cansiglio, che è la seconda per estensione in Italia, è benefica a grandi e piccini; si sente l’aria buona ad ogni respiro,  soprattutto dopo la pioggia.
L’acqua dell’acquedotto “taglia” i denti anche d’estate e gela, o meglio rassoda, mani e viso tanto è fresca. Dovrei dire che è insapore, mi piace più di qualsiasi bevanda per la sua purezza.
Il pane impastato con quest’acqua è più fragrante e profumato, meriterebbe una D.O.P.
Fai pochi metri verso l’alto e hai l’Alpago verdeggiante ai tuoi piedi.
Ma la caratteristica più importante, secondo me, è che pur essendo un paese di montagna si può passeggiare fino a Pianon e oltre e, dall’altra parte della piazza, fino ad All’Ò sempre sul piano per circa quattro chilometri. La strada ha bei tratti di marciapiede e anche spingendo la carrozzina non senti l’affanno.

LE MIE MONTAGNE

Un giorno andammo sopra la malga Pradosan a raccogliere foglia secca da usare come lettiera per le mucche. Una brinzia grande per mamma e una più piccola per me (metodo Montessori!).
Fu una lezione di geografia: a Manteo ci si fermò a riprender fiato e si guardò l’Alpago: Prealpi Bellunesi, fondovalle, torrente Tesa, lago di S. Croce…
Le mie montagne qualche giorno sono ancora più belle e più vicine, sembra di toccarle con un dito. Anche da Pedavena si vede la catena fino alle ultime creste.
Giungemmo camminando un po’ a zig zag in quel bosco che separa le malghe dalla Palantina, oltre la quale c’è il Friuli. È una faggeta che in autunno diventa luminosa e il sottobosco un tappeto color mattone. Le foglie di faggio sono più resistenti delle altre, ma bisogna raccogliere solo quelle superficiali, cioè le più recenti perché più asciutte.
Cominciammo con le mani a far convogliare la foglia nella brinzia e ad un tratto fui consapevole che su un masso grigio era distesa ben mimetizzata una grossa biscia grigia a macchioline nere: immobile! Mia madre non ci fece caso, mi disse che era stata presa dal freddo prima di trovare la tana per l’inverno e il suo corpo era come congelato.
In breve tempo fu completato il “leggerissimo” carico e ritornammo sul troi (sentiero).
Intanto la mamma parlava di una maestra che era nata in Val de Piera ed ebbe il nome di Pietra. Mi diceva di mettere il piede storto per scendere dalle pietre e di guardare sempre a terra.
Nel grande pascolo fuori dal bosco si vedeva qualche busa (dolina) poco profonda e chiusa. Ci sono però delle doline aperte e profonde: mi parlò di una Busa Scantinela che si chiama in questo modo perché se vi si getta un sasso risuona a lungo. Una volta cadde una mucca in una busa e la bestia sparì!
Ne approfittò per insegnarmi che la montagna è bella ma traditrice: esige rispetto.
Forse è per questo che non sono mai salita oltre la Palantina.


TAMBRE PER PASSEGGIATE

Tambre è un luogo ameno per passeggiate a piedi e a cavallo, trekking, running, sport invernali ed escursioni in montagna di varie difficoltà.
Il rispetto delle proprietà mi è stato insegnato fin da piccola.
 
I CONFINI
 
I confini erano barriere insuperabili. Potevano essere in muretti a secco o lastre interrate di taglio affioranti nell’erba, in filo di ferro semplice o spinato, in piante di qualsiasi altezza o anche solo immaginari, ma dovevano essere rispettati.
Se si doveva falciare, mio padre camminava, un piede davanti all’altro, sulla linea di confine per determinare il limite, anzi lasciava qualche scia di erba al vicino piuttosto di venir accusato di appropriazione.
Per insegnarmi dove passava la linea invalicabile, quando ero nelle vicinanze del confine segnato da piccoli salici tenuti alti un metro mia madre mi avvertiva: «Guarda che se ti avvicini al termen (termine della proprietà-al segnale del confine) resterai bassa per sempre!».
Io mi fermavo e guardavo quegli arbusti dimezzati: mai e poi mai avrei voluto restare così piccola… proprio io che non vedevo l’ora di crescere…
Ancora oggi non entro nella proprietà altrui se non sono invitata.

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